Con il termine coping si fa riferimento all’insieme di strategie che il paziente mette in atto per far fronte ad un problema, in questo caso la malattia. Spesso superata la fase del pericolo e della sofferenza più acuta, se il paziente ha modo, il tempo e facoltà di rivedere se stesso e di considerare la possibilità del pieno recupero. Se questo ultimo non si verifica, compaiono talora risposte emotive che si espandono oltre la fascia della normalità, creando ostacoli al recupero stesso e occasioni di nuovi e più complessi sintomi psicologici.
Questo può accadere anche se il paziente adotta delle modalità di coping disfunzionali, come le strategie di evitamento. Tra le modalità di coping centrate sull’evitamento (avoidance coping) si identificano anche i tentativi dell’individuo di ignorare la minaccia dell’evento stressante o impegnandosi in attività che distolgono l’attenzione dal problema. Fanno parte di questa gamma di stategie anche comportamenti ben più disfunzionali come l’uso di droghe o di alcool.
Spesso tali azioni possono avere un effetto positivo nel breve termine ma arrivano ad avere effetti deleteri se adottate per un lungo periodo. Altre strategie di coping, come l’attitudine positiva, che racchiude strategie come la reintrepretazione positiva o l’accettazione, o il supporto sociale si associano a un minore disagio psicologico e a un maggior benessere, e sono positivamente associate ad una maggiore qualità di vita. Tuttavia l’elemento essenziale per un buon adattamento allo stress, soprattutto nel caso di eventi stressanti duraturi nel tempo come la malattia intestinale cronica, è la flessibilità nell’uso delle strategie di coping, la capacità, cioè, di non irrigidirsi su un’unica strategia, ma di riuscire a cambiarla qualora si dimostri inefficace e disadattiva. È stato dimostrato che un buon utilizzo delle proprie risorse e delle strategie di coping costituiscono un’importante variabile degli outcomes in molte patologie come l’Alzheimer, la psoriasi, l’artrite reumatoide. A tal proposito la figura dello psicologo può facilitare la gestione delle strategie di coping da parte del soggetto, incentivando e promuovendo una corretta gestione dei comportamenti associati al problema, e aiutando il paziente a sviluppare le risorse per tale obiettivo.
L’autrice:
La dottoressa Eleonora Geccherle è laureata presso l’Università degli studi di Padova in Psicologia clinica, è iscritta all’albo A degli Psicologi della Regione Veneto n.9775.
Contatti: eleonora.geccherle@sacrocuore.it