Mihai Zabolotnii, studente e pugile diciannovenne, racconta il suo incontro con la Rettocolite Ulcerosa. Maturo, diretto, preciso e combattivo, risponde colpo su colpo, alle domande come alle sfide della vita, ricordando che:- “Lo sport può salvare. La vittoria più bella è stata dimostrare a me stesso che posso continuare a salire sul ring, nonostante la diagnosi.”
Mihai Zabolotnii è un ragazzo di diciannove anni di Castel D’Ario, in provincia di Mantova, si è traferito in Italia dalla Moldavia con la sua famiglia all’età di 11 anni. Frequenta l’ultimo anno dell’Istituto Pindemonte a Verona, dove vive con mamma Svetlana e papà Marino. Affronta la vita e la patologia da cui è affetto, la Rettocolite Ulcerosa, con la stessa maturità e grinta con cui affronta gli incontri di pugilato. Questo sport è la sua più grande passione e tanto gli ha insegnato su come si affrontano i colpi più duri che la vita infligge. Ce lo racconta in questa intervista.
Quando è avvenuto l’esordio della patologia?
Due anni fa, nell’agosto del 2019. Ho avuto un attacco molto forte, scariche con sangue e sono stato ricoverato d’urgenza all’Ospedale di Peschiera, dove sono rimasto per dieci giorni. La diagnosi è stata immediata, precoce, la patologia è Rettocolite Ulcerosa. Mi hanno curato con il cortisone. Sono stato male fino a metà settembre di quell’anno, poi ho ripreso la scuola e gli allenamenti di pugilato, nel frattempo ho iniziato un ciclo di infusioni tramite clipper all’Ospedale di Borgo Roma con dosi di cortisone più leggere.
Come sei arrivato al Centro IBD di Negrar?
È stata un’idea di mia madre che ha scoperto dell’esistenza di questo Centro specializzato su Facebook e mi ha proposto di rivolgermi ai medici che ci lavorano. Ho accettato e mi sono trovato bene, sono stati veloci e precisi, mi hanno detto che dovevo attendere di ultimare la cura precedente per poi iniziarne una nuova cura a base di farmaci biologici. Non è stato un passaggio traumatico.
Che tipo di terapia segui?
Biologica. A novembre 2019, ho avuto delle avvisaglie e ho cominciato infusioni ogni quattro settimane, poi passerò a ogni sei e poi a ogni otto. Mi sono reso conto che qualcosa non andava, di non stare bene. Avvertivo una sensazione di calore, bruciore, gonfiore e fastidio, poi con le terapie sono sempre stato bene e non ho avuto alcun effetto collaterale.

La tua reazione dopo la diagnosi?
Quando mi hanno detto che avevo questa malattia non sono stato felice ovviamente, ho incassato il colpo, ma subito ho messo davanti a me l’obiettivo di stare bene. Bisogna fissare l’obiettivo di stare meglio. L’attività sportiva mi aiuta a focalizzare, a mantenere disciplina, alimentazione e forza fisica.
Il tuo rapporto con i medici?
Mi trovo molto bene con i medici, in particolare con il dottor Mirko Di Ruscio che mi segue. È metodico, preciso, parla in modo semplice e comprensibile. Mi spiega perché facciamo una cosa piuttosto che un altra. È diretto, come piace a me.
Come ti poni nei confronti della patologia?
Ho una forma aggressiva, so che potrei andare incontro alla possibilità di sviluppare patologie di una certa gravità ma so anche che controllandomi e curandomi bene posso mantenere alto il mio livello di salute e di qualità della vita.
Esattamente che disciplina sportiva pratichi?
Pugilato olimpico a livello agonistico presso la Pugilistica Scaligera. Si chiama così perché è una disciplina olimpica e, appunto, permette di accedere alla possibilità di partecipare alle Olimpiadi. Ora mi sto preparando ai Campionati Regionali che si terranno ad aprile a Padova.
La rettocolite ulcerosa incide sulla pratica sportiva?
La mia preparazione non è stata condizionata dalla malattia ora che sto bene. Quando sono stavo male avevo perso dieci chilogrammi in due settimane, ho ricominciato facendo nuoto, ora ho recuperato e mi alleno con regolarità. Faccio parte della categoria welter, perso sessantanove chilogrammi, dieta salutare e mi alleno tanto, cinque o sei volte alla settimana.
In cosa ti aiuta il pugilato?
Lo sport è indispensabile per l’aspetto mentale, ti aiuta a scaricare lo stress e a fissare un obiettivo. Non ti concentri sulla malattia ma su altro. A me sembra di stare esattamente come prima, di sicuro quando mi alleno e quando salgo sul quadrato non avverto differenze. Ogni mese, certo, eseguo controlli per le infusioni, esami ogni due/tre mesi perché i parametri cambiano spesso ma per il resto non ho riscontrato problemi.
La tua vittoria più bella?
Il primo match dopo la diagnosi che mi è valso il premio di Miglior pugile dell’evento. La considero la vittoria più importante perché sono riuscito a dimostrare a me stesso che posso continuare nonostante la diagnosi.
Cosa ti senti di condividere della tua esperienza?
Di fare sport, se possibile. Non avere paura, non vergognarsi. Non è una colpa. È una particolarità e non ci si deve mai vergognare di come si è se non si fa niente di male.

premiato come miglior pugile dell’evento